L’Ospedale partigiano Franja

by gabriella

Costruito su un forra inaccessibile e mai trovato dai nazifascisti che lo cercavano battendo la foresta slovena palmo a palmo, l’Ospedale partigiano Franja [Partizanska Bolnica Franja] è un miracolo di intelligenza organizzativa e un esempio di determinazione e coraggio della guerra partigiana.

Ci siamo stati venerdì scorso 13 aprile (2018), con gli studenti di tre nostre quinte, nel penultimo giorno di un viaggio di istruzione sui luoghi delle guerre del secolo scorso che ha toccato Redipuglia e il Museo della Grande Guerra di Gorizia, la Risiera di San Sabba e il Magazzino 18.

L’ospedale Franja (Bolnica Franja, leggi Balniza Frania) era un ospedale segreto costruito nel dicembre 1943 dai partigiani sloveni nella gola della forra Pasica, a circa 500 mt. di altitudine presso il bosco di Dolenji Novaki – una frazione del villaggio di Cerkno (leggi Zrkno) – sovrastato da uno sperone di roccia che arriva ai 900 metri.

Viktor Volcjak (1913 – 1987)

Franja Bojc Bidovec (1913 – 1985)

Gašper

Ideato e allestito dal dottor Viktor Volcjak insieme all’infermiere Gašper, deve il suo nome alla dottoressa Franja Bojc Bidovec, una ginecologa che lo diresse a partire dal febbraio 1944, operando con Volcjak ed altri chirurghi tra i quali il napoletano Antonio Ciccarelli, il “doktor Anton”.

Qui venivano curati i feriti gravi che, non potendo ricevere cure rapide sul posto di combattimento, venivano trasportati in barella per il primo tratto lungo il corso del torrente, poi su passerelle che venivano ritirate dopo il passaggio. Vi arrivavano bendati perché non potessero riconoscere il luogo se catturati e sottoposti a tortura.

Dal dicembre 1943 al 5 maggio 1945, l’ospedale Franja ricoverò 578 feriti, di diverse nazionalità (inclusi alcuni soldati tedeschi) che sopravvissero in 500, con un tasso di mortalità in rapporto agli interventi effettuati paragonabile a quello di un ospedale odierno. Dopo quello sloveno, il secondo contingente per numerosità era quello italiano.

La straordinaria efficienza di questo ospedale clandestino si comprende considerando la solidarietà assoluta degli abitanti di Dolenji Novaki che rifornivano il campo di cibo, lavoravano a turno al suo interno continuativamente per due/tre mesi e seppero mantenere il silenzio sul luogo dell’insediamento nonostante gli arresti e gli interrogatori.

le quattordici baracche dell’ospedale Franja: in primo piano quella che ospitava il generatore di corrente

Nonostante le battute ricorrenti e numerosi pericolosi avvicinamenti dell’esercito tedesco, l’ospedale partigiano non fu mai scoperto grazie al silenzio del villaggio, al pattugliamento costante delle bande partigiane che sostennero diversi scontri a fuoco in sua difesa e al perfetto occultamento dell’accampamento che non poteva essere visto dall’alto perché nascosto da alberi abbattuti che sembravano caduti, né dal basso perché costruito dietro ad un ammasso roccioso incassato nel costone roccioso.

il bunker dall’ingresso alla forra che può essere visto solo dopo qualche minuto di attenta ricerca visiva

L’ospedale era, inoltre, circondato da un campo minato, da postazioni presidiate da mitragliatrici e da un bunker invisibile, incassato nella roccia soprastante il campo.

Fino al maggio ’45 il Bolnica Franja fu ampliato costantemente fino ad ospitare 14 baracche – allineate sulla lingua di terra a lato del torrente che scorre incassato più in basso – parzialmente costruite su palafitte, la prima delle quali ospitava un generatore idroelettrico di corrente che portava luce in tutte le baracche.

la capanna del generatore

Nelle altre tredici erano allestiti l’infermeria con il tavolo e la macchina da scrivere per l’anamnesi e il ricovero, la sala operatoriaun reparto isolamento, una sala per radiografie, due camerate per i feriti, i dormitori per i medici e gli infermieri, oltre alle cucine, alla mensa, ai magazzini, alla lavanderia e ad alcuni rifugi antiaerei.

Ai piedi dell’ospedale c’era il cimitero provvisorio dove venivano inumati i caduti con accanto una bottiglia contenente generalità e informazioni sulla morte battute a macchina. Dopo la fine della guerra tutte le salme sono state esumate e collocate nel piccolo cimitero di Cerkno.

Rimasto intatto fino al 2007, l’Ospedale Partigiano Franja è stato distrutto da un’alluvione dalla quale si è salvata solo la prima baracca. È stato interamente ricostruito nel 2010 sulla base delle numerose testimonianze fotografiche conservate dall’apertura del sito ai visitatori, già nel 1946.

 

Le storie

Tra le storie che la guida Franči racconta ai visitatori italiani, quella del calzolaio austriaco della Wermacht unitosi ai partigiani che confezionava stivali nel laboratorio dell’ospedale.

C’è poi quella di Gašper, l’infermiere dagli occhi azzurri e il sorriso da bambino a cui Volcjak rivelò per primo il progetto di costruzione di un ospedale per i combattenti.

Nell’aprile 1944 il ragazzo fu ferito dall’esercito occupante presso l’avamposto di comunicazione dove prestava servizio e, trasportato in gravissime condizioni all’ospedale Franja, vi morì senza riprendere conoscenza.

Tra i feriti riabilitati all’ospedale Franja il partigiano triestino Guido Knez.

 

 

Il Partizanska Bolnica Franja nel 1953

Le baracche del Partizanska Bolnica Franja

La sala operatoria

La scrivania per l’anamnesi all’ingresso dell’infermeria

l’infermeria

particolare della sala operatoria

la cucina

un dettaglio della cucina

davanti alla sala mensa

la mensa con le pareti rivestite di carta contro il freddo e i ritratti di Tito, Stalin, Churchill e Roosevelt

il dormitorio dei feriti

la raccolta d’acqua dalla sorgente

la falegnameria

il bagno e l’alloggio degli invalidi pavimentato all’esterno perché potessero muoversi meglio, con grandi finestre e spazio ricreativo interno dove leggere e cantare perché potessero riprendersi al più presto

la caldaia che forniva acqua al bagno e alla lavanderia sottostante dove veniva sterilizzato tutto il materiale chirurgico

la vasca da bagno

un particolare del bagno

 

Il sito e il bosco circostante

carta del sito

la forra dietro la quale sorge l’ospedale

il bosco a pochi metri dall’ospedale

il colle visto dalla strada per Cerkno

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